Perché i ragazzi non dovrebbero bere alcolici. Ma per nulla.


Che l’alcool (alcol etilico) sia un veleno è un fatto spero noto. 

Se non lo è, lo sia.

Il fatto che sia presente nell’alimentazione umana e animale da millenni non lo trasforma in una sostanza innocua.

L’enzima che in parte neutralizza gli effetti dannosi dell'alcol etilico si chiama alcol-deidrogenasi.

Più di un certo quantitativo di alcol tale enzima non è in grado di trasformare e l’eccesso (non trasformato) è responsabile di innumerevoli danni alla salute.

Le donne dispongono quantità inferiori di enzima rispetto agli uomini (circa la metà)

Gli over 65 perdono gradualmente tale capacità enzimatica.

e... rullo di tamburi…

Gli adolescenti sotto i 16 anni praticamente sono sprovvisti di questo enzima 

Per gli adolescenti fino a 21 anni l’alcol-deidrogenasi non è completamente efficiente

Gelo.

Se bevono anche minime quantità, creano solo danni cellulari. Punto.

Inizio dieta ed alterazioni dell'alvo

Spesso intraprendendo un nuovo stile di vita alimentare (in senso dimagrante) si verificano alterazioni dell’alvo, cioè della frequenza e della qualità delle evacuazioni.

Il tipo di alterazioni varia da persona a persona ed è in relazione allo stato precedente alla dieta e a caratteristiche genetiche.

Diciamo che generalmente aumenta la stipsi (frequenza ridotta o feci più dure).

Il fenomeno è transitorio e legato perlopiù alla diminuzione del consumo di grassi che è elevato (e qualitativamente orrendo) in una dieta libera con largo consumo di affettati, formaggi, patatine etc.

Nelle diete controllate ed equilibrate il consumo di grassi cala (e migliora qualitativamente).

Questo non aiuta l’evacuazione almeno inizialmente.



In attesa che il corpo si adatti al nuovo stile di vita può essere utile

0. Consultare il proprio medico se il problema è importante o persistente

1. Consumare il corretto quantitativo di acqua (rimanere idratati)

2. Non ridurre il consumo di Olio di Oliva

3. Non ridurre in modo significativo il consumo di Carboidrati (grano)

4. Consumare regolarmente Frutta e Verdura

5. Può essere d’aiuto il consumo di Yogurt con probiotici come Activia (se le condizioni

fisiopatologiche lo permettono)



Le indicazioni sono generiche e non tengono conto di problematiche fisiopatologiche individuali e di eventuali allergie alimentari.



Hope this helps

Ma quanto peso dovrei perdere mensilmente?

Ma quanto peso dovrei perdere mensilmente?

Quando arriverò all'obiettivo stabilito?

Posso tornare in forma per l'estate (e siamo a Luglio)?

Una volta presa una decisione vorremmo risultati immediati (come Amazon-Prime).

Le cose belle però hanno bisogno di tempo.

Dopo avere stabilito un Piano Nutrizionale adeguato (la prima settimana serve in genere per regolare le grammature) è logico aspettarsi una perdita di peso di circa il 2-3% del proprio peso al mese.

Peso 70kg e sono sovrappeso? E' ragionevole perdere 1,5-2kg al mese. Poco? 

Per molti di voi immagino di si. Dipende dalle aspettative esagerate a cui i venditori di fumo ci hanno abituati negli anni.

E' normale perdere velocemente? Perchè non dovrei farlo?

Perchè la perdita di grasso di deposito (quello che ci interessa realmente perdere) ha un limite fisiologico giornaliero (medio ovviamente).

Quando perdo peso più rapidamente significa che sto perdendo prevalentemente altro, es liquidi e massa muscolare oltre la piccola quota di grasso fisiologica.

Ps perdere liquidi non è sempre vantaggioso, in particolare quando la perdita è rapida e non bilanciata.

Qualcuno di voi potrebbe dire: "Non mi importa cosa perdo, mi basta arrivare a quel numero sulla bilancia!

Questo ragionamento è sbagliato per almeno 2 ragioni:

1. Estetico. La perdita di peso repentina con abbondante perdita di acqua e muscolo lascia i tessuti molli, cadenti. Non il massimo sul bagnasciuga.

2. Metabolico. La perdita di massa muscolare abbasserà il nostro metabolismo basale e perciò tenderemo nei mesi successivi a riprende più facilmente i kg persi anche mangiando moderatamente.

Il consiglio è pensateci prima, partite per tempo e godetevi il viaggio.

Sarete entusiasti.


Ma quanto peso dovrei perdere mensilmente?

Ma quanto peso dovrei perdere mensilmente?

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Le cose belle però hanno bisogno di tempo.

Dopo avere stabilito un Piano Nutrizionale adeguato (la prima settimana serve in genere per regolare le grammature) è logico aspettarsi una perdita di peso di circa il 2-3% del proprio peso al mese.

Peso 70kg e sono sovrappeso? E' ragionevole perdere 1,5-2kg al mese. Poco? 

Per molti di voi immagino di si. Dipende dalle aspettative esagerate a cui i venditori di fumo ci hanno abituati negli anni.

E' normale perdere velocemente? Perchè non dovrei farlo?

Perchè la perdita di grasso di deposito (quello che ci interessa realmente perdere) ha un limite fisiologico giornaliero (medio ovviamente).

Quando perdo peso più rapidamente significa che sto perdendo prevalentemente altro, es liquidi e massa muscolare oltre la piccola quota di grasso fisiologica.

Ps perdere liquidi non è sempre vantaggioso, in particolare quando la perdita è rapida e non bilanciata.

Qualcuno di voi potrebbe dire: "Non mi importa cosa perdo, mi basta arrivare a quel numero sulla bilancia!

Questo ragionamento è sbagliato per almeno 2 ragioni:

1. Estetico. La perdita di peso repentina con abbondante perdita di acqua e muscolo lascia i tessuti molli, cadenti. Non il massimo sul bagnasciuga.

2. Metabolico. La perdita di massa muscolare abbasserà il nostro metabolismo basale e perciò tenderemo nei mesi successivi a riprende più facilmente i kg persi anche mangiando moderatamente.

Il consiglio è pensateci prima, partite per tempo e godetevi il viaggio.

Sarete entusiasti.


ORTORESSIA

Gli opposti al solito...

In genere si parla del fenomeno opposto, cioè della scarsa attenzione a ciò che mangiamo, ma in anni recenti sta diventando emergendo la situazione opposta: L'ortoressia.

L'ortoressia è definita come quel particolare disturbo del comportamento alimentare di cui soffre appunto chi, nell'intento di ottenere una dieta che sia il più possibile sana, con un comportamento di tipo ossessivo finisce per ottenere l'effetto opposto oppure finisce per andare incontro a carenze nutrizionali.

L'aumento dell'informazione, le maggiori conoscenze scientifiche della popolazione generale, le fake news quando vengono associate al tentativo (legittimo) di evitare patologie correlate alla nutrizione e canoni fisici sempre più stringenti possono creare un mix devastante.

Perdiamo di vista il quadro generale (mangiare di tutto e di buona qualità) e iniziamo ad interessarci al dettaglio, spesso inutile.

La dieta può diventare carente per esclusione di interi capitoli alimentari e psicologicamente possono intervenire sensi di colpa nel caso non si riesca a rispettare i propri rigidi propositi.

Parte del problema è stato amplificato anche dai social media (Facebook, Instagram, etc) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28251592/

e si stima che riguardi il 7% circa della popolazione. Dato elevatissimo se si pensa che il fenomeno riguarda maggiormente la popolazione più giovane. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34065506/

Nota. Tra gli addetti ai lavori (Nutrizionisti e studenti di Nutrizione tale dato arriva addirittura al 31%). https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33183528/


Associazione tra consumo di alimenti ultraprocessati e declino cognitivo

Il Tema è decisamente interessante.

In questo ampio studio multicentrico (10-000 partecipanti) si dimostra che i consumatori di cibo ultraprocessato in particolare cibo con aggiunta di aromi, coloranti, dolcificanti ed emulsionanti mostrano "a 28% faster rate of global cognitive decline " cioè un tasso di declino cognitivo piùrapido del 28%.

Lo studio contiene numerosi limiti (es presenza di partecianti <55 anni, etc) ma innegabili punti di forza (campione eterogeneo, durata, numero partecipanti).

Di seguito il link del lavoro


https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/fullarticle/2799140


LA FRUTTA SECCA NON FA INGRASSARE (nella giusta quantità)

È opinione piuttosto comune che la frutta secca faccia ingrassare a causa dell’elevata concentrazione calorica e lipidica, il che è un dato di fatto ben evidente consultandone i valori nutrizionali per 100 g (1).

Tuttavia, oltre alle calorie, noci, nocciole, pistacchi, mandorle, pinoli, arachidi e anacardi sono noti per la loro ricchezza in nutrienti, quali acidi grassi insaturi, proteine, fibre, minerali e composti bioattivi dalle numerose proprietà (2), che rendono questa categoria di alimenti un importante alleato per la salute (2). È proprio per questo che, secondo quanto indicato dalla piramide della Dieta Mediterranea, frutta secca e semi oleosi dovrebbero essere consumati abitualmente, ma nella giusta quantità (3). È possibile infatti consumarne anche 2 porzioni al giorno di frutta secca o semi, l’importante è che la porzione non superi i 30 grammi, equivalenti a circa 7-8 noci, 15-20 mandorle o nocciole, 3 cucchiai di arachidi o pinoli (4). In queste quantità e in sostituzione ad altri alimenti, all’interno di una corretta alimentazione, la frutta secca non fa ingrassare. Anzi, recenti studi mostrano che chi consuma più frutta secca ‘prende’ meno peso nel tempo e ha minore rischio di sovrappeso e obesità, rispetto ai non-consumatori o a chi ne consuma in quantità inferiori (5) (6). Il merito sembra essere sia delle fibre che delle proteine e dei grassi insaturi: complessivamente questi nutrienti favoriscono il senso di sazietà e possono aumentare la spesa energetica a riposo, con effetti benefici sul controllo del peso (5). Inoltre, un aspetto sicuramente interessante da considerare è che, in realtà, la frutta secca è meno calorica rispetto a quanto riportato sulle tabelle nutrizionali, poiché il quantitativo reale di calorie ‘assorbite’ dipende anche dalla matrice dell’alimento e dalla sua masticazione (7) (8).

(1) Carnevale, E., & Marletta, L. (1989). Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, INRAN. Tabelle di composizione degli alimenti. Roma.

(2) Ros, E. (2010). Health benefits of nut consumption. Nutrients, 2(7), 652-682.

(3) Bach-Faig, A., Berry, E. M., Lairon, D., Reguant, J., Trichopoulou, A., Dernini, S., … & Serra-Majem, L. (2011). Mediterranean diet pyramid today. Science and cultural updates. Public health nutrition, 14(12A), 2274-2284.

(4) Società Italiana di Nutrizione Umana. Standard quantitativi delle porzioni. Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la Popolazione Italiana. IV Revisione.

(5) Freisling, H., Noh, H., Slimani, N., Chajès, V., May, A. M., Peeters, P. H., … & Mancini, F. R. (2017). Nut intake and 5-year changes in body weight and obesity risk in adults: results from the EPIC-PANACEA study. European journal of nutrition, 1-10.

(6) Li, H., Li, X., Yuan, S., Jin, Y., & Lu, J. (2018). Nut consumption and risk of metabolic syndrome and overweight/obesity: a meta-analysis of prospective cohort studies and randomized trials. Nutrition & Metabolism, 15(1), 46.

(7) Gebauer, S. K., Novotny, J. A., Bornhorst, G. M., & Baer, D. J. (2016). Food processing and structure impact the metabolizable energy of almonds. Food & function, 7(10), 4231-4238.

(8) Baer, D. J., Gebauer, S. K., & Novotny, J. A. (2015). Walnuts Consumed by Healthy Adults Provide Less Available Energy than Predicted by the Atwater Factors. The Journal of nutrition, 146(1), 9-13.




Caffè a fine pasto?

Un Caffè a fine pasto per digerire meglio e stare in salute?

Non sempre

Il caffè infatti aumenta acidità dell'ambiente gastrico e la secrezione di saliva.

Questi due fenomeni sono sicuramente positivi sotto l'aspetto digestivo e possono aiutare la digestione, quasi per tutti.

Nelle persone che lamentano acidità gastrica al contrario l’aumento di acidità a fine pasto non è certo un vantaggio, anzi peggiora sensibilmente la performance digestiva. Tempi digestivi aumentati, rigurgiti. Insomma tanta bella roba.

Un altro elemento molto importante da considerare è il rapporto tra sensibilità insulinica e caffè a fine pasto.

Ormai molti studi (1,2) segnalano come l'assunzione di caffeina a fine pasto posso mandare in crisi l’equilibrio insulina/glicemia portando ad un aumento importante della glicemia postprandiale in presenza di un medio consumo di carboidrati (Pasta, Pane, Pizza, Dolci)

In questo caso a dover evitare il caffè con caffeina a fine pasto sono sicuramente i soggetti con iperglicemia o francamente diabetici.

Un buon caffè decaffeinato andrà benissimo e metterà pace tra gusto e curva glicemica!


Riassumiamo:

Niente caffè a fine pasto per chi soffre di iperacidità gastrica.

Caffè decaffeinato a fine pasto (normale nel resto della giornata) per chi presenta tendenza ad iperglicemia o è francamente diabetico.

Un caffè per tutti al Bar per ritrovare la socialità e dimenticare questi tristi mesi di lockdown.

Ponetevi domande, chiedete a chi può aiutarvi.


1 https://academic.oup.com/ajcn/article/87/5/1254/4650389

2 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19889241/



I Crostacei 

Appartenenti al phylum degli Artropodi, i crostacei sono animali acquatici invertebrati caratterizzati da appendici articolate deputate al movimento, antenne e da un robusto e rigido esoscheletro costituito da chitina e carbonato di calcio. Gamberi, astici e aragoste sono tra i più apprezzati in cucina e rappresentano soltanto una minima parte delle migliaia di specie censite in tutto il mondo. Secondo le stime dell’EUMOFA (Osservatorio europeo del mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura) l’Unione Europea dipende in larga parte, per quanto concerne la disponibilità di crostacei, dalle importazioni dei paesi esteri: più del 40% dell’import di gamberoni e mazzancolle proviene dall’Ecuador, che esporta soprattutto in Spagna, Francia e Italia; Vietnam e India coprono un altro 20%, il cui export è destinato principalmente al Regno Unito, ai Paesi Bassi e al Belgio. Che cosa contengono In generale, a fronte di un modesto apporto calorico, i crostacei forniscono proteine di qualità elevata e presentano un modesto tenore di grassi, prevalentemente insaturi. Le loro carni sono mediamente ricche di vitamina B12, oltre che di iodio e selenio, ma contengono anche niacina, fosforo, rame, ferro e zinco. Tra i componenti minori vanno citati i carotenoidi (β-carotene, luteina, astaxantina), responsabili della tipica colorazione rosso-arancione delle carni di molti crostacei. Che cosa bisogna sapere La quantità di colesterolo nei crostacei è rilevante rispetto ad altri prodotti ittici; tuttavia è noto che il colesterolo assunto con gli alimenti influisce limitatamente sulla colesterolemia. Un consumo moderato di crostacei, anche alla luce del loro ridotto tenore in acidi grassi saturi, se inserito in un’alimentazione equilibrata associata a uno stile di vita attivo, non rappresenta pertanto un problema (nemmeno per la colesterolemia) per la maggior parte delle persone sane. L’allergia ai crostacei è invece tra le allergie alimentari più comuni; il principale responsabile è la tropomiosina, una proteina stabile al calore e per questo capace di provocare una reazione allergica dopo il consumo di crostacei sia crudi che cotti. La surgelazione dei crostacei, come di altri prodotti del mare, operata subito dopo la pesca, ne mantiene pressoché inalterate le proprietà nutrizionali.

Articolo originale di NFI 

https://www.nutrition-foundation.it/apb-alimentazione-prevenzione-benessere-n-10---2021.aspx

 Fonte: BDA-IEO. L 


L’intestino percepisce la differenza tra zucchero e dolcificante artificiale 

L’intestino percepisce la differenza tra zucchero e dolcificante artificiale meglio delle papille gustative e addirittura può comunicare la differenza al cervello in pochi millisecondi. La risposta alla preferenza per l’uno o l’altro si trova, infatti, nel tratto digestivo, all’estremità superiore dell’intestino subito dopo lo stomaco (l’infusione di zucchero direttamente nell’intestino inferiore o nel colon non ha lo stesso effetto): è quanto sostiene una ricerca della Duke University School of Medicine pubblicata su Nature Neuroscience.

Avendo scoperto una cellula intestinale chiamata cellula neuropode – originariamente chiamata cellula enteroendrocrina a causa della sua capacità di secernere ormoni: può comunicare con i neuroni tramite connessioni sinaptiche rapide e ve ne sono in tutto il rivestimento dell’intestino superiore – il team di ricerca ne ha indagato il ruolo come connessione tra ciò che è all’interno dell’intestino e la sua influenza sul cervello. Queste cellule producono anche segnali di neurotrasmettitori ad azione rapida che raggiungono il nervo vago (e quindi il cervello) in pochi millisecondi.

Nel piccolo esperimento condotto, è emerso che lo zucchero stimolava le singole cellule neuropodi a rilasciare glutammato, mentre quello artificiale ha innescato il rilascio di un neurotrasmettitore diverso, l’ATP. A lungo termine, questi risultati potrebbero portare a modi completamente nuovi di curare le malattie.

Tratto da Sito ONB

https://www.onb.it/2022/01/29/lintestino-percepisce-la-differenza-tra-zucchero-e-dolcificante-artificiale-meglio-delle-papille-gustative/


COVID-POSITIVO. 

E la mia dieta dimagrante?

Premessa: non esistono diete miracolose o particolari per prevenire o limitare le conseguenze in caso di patologia da COVID-19.

Al solito come atto preventivo vale la regola della sana alimentazione, moderata attività fisica, giusta esposizione al sole quando possibile e attento controllo medico di patologie in atto.

Tuttavia se in questo momento sei positivo a SARS COV-2 (Covid) in presenza o assenza di sintomi il consiglio è quello di non seguire una diete ipocaloriche oppure diete che prevedano l'eliminazione di interi gruppi alimentari, a meno che questa non ti sia prescritta da un medico o da un nutrizionista a conoscenza della recente insorgenza di tale patologia.

Il motivo è molto semplice. Durante qualsiasi patologia di carattere infettivo le richieste energetiche e di micro e macro nutrienti dell'organismo aumentano; è necessario fornire più energia e più vitamine e minerali per i processi di difesa e i processi riparativi.

Una dieta ipocalorica o sbilanciata rallenterebbero tali processi mettendo a rischio una ripresa efficace.

Occorre sottolineare inoltre come in presenza di patologie infettive in genere si assiste ad una perdita di peso che dovrebbe essere monitorata ed eventualmente ostacolata, soprattutto se importante e/o rapida.

Qualora ciò accadesse è senz'altro utile avvertire il proprio medico curante.

In presenza di patologie di tipo virale è consigliabile aumentare leggermente il consumo calorico sia da componente glucidica (carboidrati) che proteica compatibilmente con la situazione gastrointestinale; ad esempio possono intervenire nausea e diarrea.

Gli alimenti dovranno essere semplici e digeribili, anche triturati in caso di difficoltà digestive o di deglutizione.

Se interviene uno stato febbrile ricordo che il metabolismo basale aumenta di circa il 13% perciò sarebbe utile elevare le quantità consumate ma considerando che all'ipertermia si accompagna anche l’immobilità (certo non si svolge attività sportiva) questa richiesta energetica non è poi cosi elevata.

Particolare attenzione deve essere prestata però agli zuccheri semplici (2) che a differenza dei carboidrati complessi ostacolano il lavoro del sistema immunitario.

Capitolo a se per quanto riguarda l’idratazione

In condizioni normali, cioè se potete alzarvi, camminare e stare in posizione eretta la quantità di liquidi da consumare deve essere leggermente superiore alle abitudini.

Liquidi caldi, tisane o centrifugati di frutta e spremute

Discorsi diverso invece per i soggetti allettati, sdraiati o con patologie per cui l’idratazione deve essere stabilita dal medico in quanto se in eccesso potrebbe generare fenomeni di ritenzione e problematiche polmonari.

In definitiva il consiglio è di cercare di aumentare leggermente l’apporto calorico e vitaminico (da cibo, frutta in particolare) quando quella maledetta sottile linea rossa appare sulla saponetta del test rapido.

Concedetevi un piatto di Pasta, non aumenterà la pancetta in questo caso.


2https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32395846/                https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26897277/


Provaci ancora Sam

Secondi vegetali

La maggior difficoltà nel cominciare a sostituire, in almeno un pasto a settimana, i secondi animali con secondi vegetali risiede nel credere che quest’ultimi facciano tutti schifo.

Intendiamoci, niente potrà sostituire ad una bistecca morbida e sanguinolenta.

Ma è l’approccio che è sbagliato. Per due motivi.

Il primo è appunto che non dobbiamo aspettarci lo stesso gusto del prodotto animale che stiamo sostituendo perché per quando le aziende produttrici si forzino per replicarne il gusto rimarrà sempre un prodotto diverso. Ma è un analogo, cioè un prodotto differente che svolge la stessa funzione di apporto proteico, di fibre e talvolta (raro) di grassi nobili.

Il secondo motivo per cui molti provano e poi non ne consumano più è che sono tutti diversi tra loro! Mi spiego.

La carne, ad esempio il pollo, ha circa lo stesso gusto sia in Abruzzo che in Veneto da produttori noti o meno noti mentre Burger vegetali di marche diverse hanno gusti completamente differenti.

Cosi come per il latte. Il latte della Lola non è molto dissimile al latte della Centrale, mentre le bevande vegetali sono differenti per derivazione (Avena, Mandorla, etc) ma anche quando analizziamo bevande di uno stesso alimento di origine ma di marchi differenti i gusti sorprendentemente diversi.

Il consiglio è dunque di provare, sperimentare sempre prodotti nuovi prestando attenzione agli ingredienti. Lasciamo sullo scaffale alimenti contenenti ingredienti che aumentano ad esempio il totale dei grassi saturi (controllate etichetta) o ad alto contenuto in sale/sodio (sempre in etichetta).

Ma sperimentiamo!

Rimarrete sorpresi, troverete il vostro prodotto e diventerà stabilmente un componente del vostro piano nutrizionale settimanale.

Se ciò accadrà, ed accadrà, potrete ringraziarmi.


Ogni maledetto Autunno

Ogni anno, ogni autunno, ogni primavera.

Mal di stomaco, mal di pancia.

Se avete provato anche voi queste brutte sensazioni cercherò di spiegarvi perché i cambi di stagione rappresentino il momento peggiore per il vostro povero apparato gastro-intestinale.

Ogni autunno la digestione diventa più difficile, spesso accompagnata da dolore gastrico.

Acidità gastrica, riposo notturno alterato sono altre manifestazioni di discomfort gastrico.

Innanzi tutto perché accade?

Non è chiaro. Partiamo benissimo.

Mi spiego, non ci sono evidenze scientifiche importanti.

Si suppone che possa esser dovuto ai cambi di pressione atmosferica [1] ma sembra influisca anche lo spostamento della temperatura esterna [2].

Si suppone che vari anche la produzione di acido in ambiente gastrico e quindi le gastralgie.[3]

Sicuramente cambiano gli alimenti e con loro i macronutrienti, introduciamo più grassi nella stagione fredda. I grassi rallentano lo svuotamento gastrico ed aumentano la produzione di succhi gastrici.

Tutto questo genera un problema diffuso nella popolazione dei gastro-sensibili.

Consigli, rimedi?

Il primo consiglio è quello di rivolgersi al proprio medico di famiglia al fine di escludere qualsiasi causa organica, medica.

Fatto questo ovviamente dovrete seguire una dieta più curata (non l’avreste detto vero?) e poi ..

Il Magnesio sicuramente per rilassare la muscolatura del tratto gastro-enterico, per chi soffre in particolare di spasmi associati ad iperacidità gastrica.

Enzimi digestivi e Zenzero per ridurre il tempo di svuotamento gastrico così da limitare il reflusso gastro-esofageo quando presente.

Le Fibre solubili per un alvo più regolare.

Come e se associare proteine e altri macroelementi, in particolar modo nel pasto serale che ci accompagna al risposo notturno.

Sono solo alcuni esempi.

Ovviamente è importante la personalizzazione.

Parlatene con un Nutrizionista saprà guidarvi verso un autunno in cui cadano solo le foglie.


1 Clinical Trial. Gastroenterology 2013 Sep;145(3):566-73. doi: 10.1053/j.gastro.2013.05.018. Epub 2013 May 20. In functional dyspepsia, hypersensitivity to postprandial distention correlates with meal-related symptom severity. Ricard Farré2. Dig Dis Sci 2013 Sep;58(9):2550-5.doi: 10.1007/s10620-012-2363-5.Epub 2012 Sep 4. Temperature can influence gastric accommodation and sensitivity in functional dyspepsia with epigastric pain syndrome.Rui-Feng Wang3.Review J Postgrad Med Jul-Sep 2013;59(3):203-7.doi: 10.4103/0022-3859.118039.Global patterns of seasonal variation in gastrointestinal diseases. A Fares

In scatola o 

non in scatola?

Gli alimenti in scatola sono comodi sia in estate che in inverno.

Tonno, legumi e pomodori pronti sono spesso alimenti salva pasto.

Ma sono sicuri? Sono nutrizionalmente completi?

La risposta come sempre è: dipende.


Alcuni aspetti positivi indubbiamente esistono, conservano infatti molte proprietà.

I Macronutrienti quali proteine, fibre e grassi sono pressoché inalterati e a volte anche la loro qualità è ottima, se il prodotto di origine ed il loro mezzo di governo sono di buona qualità.

Le Vitamine liposolubili (Vit A, E, D) sono presenti e non inattivate (1)

I Minerali sono conservati

Meno bene sul versante Vitamine idrosolubili quali Vit C e B, che in seguito al processo di riscaldamento del prodotto per l’inscatolamento vengono danneggiate, inattivate. (2,3)


Il vero problema risiede però in alcuni altri ingredienti/sostanze:

a. Presenza di altri ingredienti non necessari, quali zuccheri o coloranti

b. Quantità di sale elevata (ne abbiamo già discusso)

c. Bisphenol A. Il vero Problema.

Cit. dallo studio in calce

Conclusioni: Il cibo in scatola, compresi alcuni tipi specifici come verdura e frutta in scatola, pasta in scatola,e zuppe in scatola sono associati a livelli più elevati di concentrazioni urinarie di BPA. (4)

Ricordo che un alto livello di Bisphenol A (BPA) sembra essere associato a problematiche cardiache, diabete e come interferente endocrino è stato associato ad un aumento del rischio di tumore mammario e disturbi della sfera sessuale e riproduttiva (5)

Concludendo:

Possiamo consumare prodotti in scatola?

Si certo! Dipende dalla frequenza e dalla qualità del prodotto.

I prodotti in scatola possono, anche fuori stagione o in situazioni particolari, aiutarci a mantenere un apporto equilibrato di nutrienti.

Per ciò che riguarda le carenza di vitamine idrosolubili è sufficiente associarli ad alimenti che ne contengono, quali verdura fresca o cereali.

Per il sale, leggendo le etichette, si può scegliere un prodotto che ne contenga poco (provate a leggere le etichette, non porta danni alla vista)

Per ciò che riguarda il Bisphenol A importante è la frequenza: Non esagerate! Le analisi dell’ESFA concludono che un consumo limitato comporta un apporto sempre al di sotto di una soglia di rischio anche nelle categorie più vulnerabili. Ed in ogni caso molti alimenti li si può trovare sotto vetro, molto meglio.

Ps. Nel computo totale del consumo dei prodotti in scatola non considerate solo quelli che consumate a casa ma anche ciò che consumate al bar o in altre occasioni. Sicuramente starete esagerando.


1-Am J Public Health Nations Health. 1949 Jun; 39(6): 756–763. doi: 10.2105/ajph.39.6.756 PMCID: PMC1528152 PMID: 18145233 Nutrient Retention During Canned Food Production * E. J. Cameron, R. W. Pilcher, and L. E. Clifcorn

2-Nahrung. Studies on some water-soluble vitamins retention in potatoes and cow peas as affected by thermal processing and storage Z M Abdel-Kader PMID:2077400 DOI:10.1002/food.19900341010

3- Review Nutritional comparison of fresh, frozen and canned fruits and vegetables. Part 1. Vitamins C and B and phenolic compounds     Joy C Rickman, Diane M Barrett, Christine M Bruhn First published: 14 March 2007 https://doi.org/10.1002/jsfa.2825

4-Environ Res. 2016 Oct; 150: 375–382. Published online 2016 Jun 28. doi: 10.1016/j.envres.2016.06.008 PMCID: PMC5003675 The consumption of canned food and beverages and urinary Bisphenol A concentrations in NHANES 2003–2008 Jennifer C. Hartle,a,* Navas-Acien,b,c and Robert S. Lawrenceb,d

5- https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/b/bisfenolo-a#rischi-per-la-salute


Perdere grasso o perdere peso?

Il calo ponderale dovrebbe essere associato, nel migliore dei casi, alla perdita di massa grassa. Ma è veramente cosi?


Iniziamo col dire che al massimo in una settimana possiamo perdere circa da 300 a 400g ca. di materia grassa, 1,2/1,5 kg al mese, pari a 30g massimo di grasso giornaliero.

Più di cosi non si può perdere per motivi fisiologici.


Allora se perdo 5 kg al mese cosa sto perdendo?

Prevalentemente acqua extracellulare (un po' va bene ma troppo non è il caso), una parte di glicogeno epatico e muscolare (mancanza di energia? Ahi ahi), un po’ deriva da un alleggerimento intestinale (ma solo 500g ca.) ed il resto da perdita di massa magra, muscolo (non ci siamo, non va bene).


Quindi, rimanendo fissa la perdita di grasso (dimagrimento), se seguiamo diete via via più povere, più ipocaloriche, vedremo la lancetta della bilancia scendere ma è un calo qualitativamente inefficace e talvolta pericoloso.


Non abbiate fretta tanto più di 1-2 kg al mese non dimagrirete, state perdendo solo peso.


Q&A. Posso consumare la carne in gelatina?

Ovviamente la risposta è sì, dipende.

D'estate molto spesso è un elemento che accompagna le nostre insalatone o pasti veloci e freschi.

Tralasciando la qualità della carne utilizzata che potrebbe essere anche di discreta qualità ma di cui abbiamo poche informazioni mi concentrerei soprattutto sulla due/tre aspetti: contenuto di Glutammato monosodico, Sale e Nitriti (conservanti).

Per ciò che riguarda il Glutammato monosodico è possibile evitarlo scegliendo marche anche comuni che non ne contengono (leggere etichette) 

Per il secondo aspetto anche in questo caso, leggendo le etichette si possono scegliere prodotti con contenuto di Sale inferiore e comunque è sempre bene associarla nel pasto alle verdure (non salate) o frutta in modo da ridurre l'impatto eccessivo del sodio (compensando con l'apporto di potassio).

Per quanto riguarda invece il conservante Sodio Nitrito; questo purtroppo è presente nella quasi totalità di carne in gelatina, almeno nella grande distribuzione.

Se qualcuno di voi trovasse una carne in gelatina senza Nitriti me lo segnali, potrebbe esser utile a tutti. In passato mi era stato segnalato Manzotin Vitello ma ora credo sia fuori commercio o irreperibile


ALIMENTAZIONE e RITENZIONE IDRICA.pdf

LA DIETA MEDITERRANEA, QUELLA CHE NESSUNO DI NOI SEGUE

La dieta italiana non è la dieta Mediterranea.

Una narrazione inesatta usata da molti detrattori della dieta mediterranea.

I teorici di diete bislacche attribuiscono l'aumento di peso medio della popolazione italiana negli ultimi decenni alla mancanza di efficacia del modello mediterraneo.

Tali conclusioni però sono inesatte proprio perché negli ultimi decenni la dieta in Italia è fondamentalmente variata con aumento di prodotti processati, bassi in fibre e con aumentati livelli di zuccheri semplici.

Facciamo qualche esempio.

Vostra nonna a merenda vi proponeva Barrette, le Macine o un trancio di Pizza? Credo proprio di no.

A pranzo si consumavano con lei allegramente un Kebab, i Noodles reidratati o Affettati e Formaggi?

Più facilmente a merenda vi dava, con amore, Pane e Cioccolato o frutta raccolta poche ore prima. A pranzo difficilmente mancava la Pasta spesso fatta in casa o comunque con un buon quantitativo di verdure.

La Carne era riservata al pasto domenicale o due volte la settimana.

Legumi e minestroni non mancavano mai.

Concludo.

Non dico che si debba tornare a mangiare esattamente in quel modo, sarebbe fuori dal mondo ma NON si può affermare che la dieta Mediterranea non funzioni perché quella che ogni giorno compone il nostro vitto è di gran lunga altra cosa.


NUOVO SERVIZIO!

TIAMINA (VITAMINA B1)

È una molecola instabile all'ossigeno, all'azione degli agenti ossidanti, al calore, all'alcol e alle sostanze alcaline. Un'assunzione eccessiva e prolungata di alcol e farmaci, di alimenti e/o bevande contenenti sostanze nervine (caffè, tè, cioccolata, bevande tipo cola, guaranà, maté, noce di cola, ecc.), di citrati e carbonati, di pesce crudo (per la presenza dell'enzima tiaminasi), la carenza proteico-energetica e il malassorbimento possono ridurre l'assorbimento di vitamina B1 e provocare fenomeni da carenza con alterazioni a livello del sistema nervoso, cardiovascolare e gastroenterico (astenia, irritabilità, inappetenza, nausea e vomito, depressione, difficoltà di concentrazione, tachicardia) che trovano nella malattia cosiddetta «beri-beri» le manifestazioni più eclatanti della sindrome da deficienza cronica.

La tiamina è un coenzima del metabolismo energetico ed in particolare glucidico, inoltre svolge un ruolo importante nella trasmissione dell'impulso nervoso.

Le fonti principali di vitamina B1, sono gli alimenti di origine animale, i cereali integrali, i legumi, le noci e le nocciole, anche il lievito di birra ne è particolarmente ricco.

Tuttavia, almeno il 25% del contenuto di vitamina B1 degli alimenti viene distrutto con la cottura, soprattutto se protratta troppo a lungo ed effettuata in molta acqua; una ulteriore perdita si realizza per effetto della brillatura, raffinazione e macinatura dei cereali.

Il fabbisogno è di 0,5 mg/1000 kcal, con un valore LARN di 1,2 mg per gli uomini e di 0,9 mg per le donne; la raccomandazione è rapportata all'introito energetico in quanto la vitamina B1 opera come coenzima nelle reazioni energetiche; tutte le condizioni in cui si verifica un maggior disprndio energetico richiedono un aumento dell'apporto di tiamina

Tratto da L'alimentazione per l'esercizio fisico, Michelangelo Giampietro – Pensiero scientifico editore



POPOLAZIONE OVER-75

Non è mai troppo tardi per intervenire sull'ipercolesterolemia.

I benefici sono evidenti anche dopo i 75aa di età.


https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)32332-1/fulltext?dgcid=raven_jbs_etoc_email

AIUTO! Non dimagrisco più.

Una delle situazioni più difficili in cui possiamo trovarci nel nostro percorso di calo ponderale è il cosiddetto STALLO o assenza di progressi da settimane o mesi. 

Questa fastidioso situazione avviene principalmente per un abbassamento del metabolismo basale o per un errato utilizzo dei macronutrienti della dieta. 

È una situazione che sperimentano molte persone quando per lungo periodo si siano trovate a seguire diete povere di carboidrati o molto ridotte in termini calorici oppure in seguito a diete commerciali o diete con sostituzione dei pasti che ci portano sicuramente a perdere rapidamente i primi kg ma che poi non ci aiutano a raggiungere gli obiettivi prefissati e ponendoci una situazione strana in cui mangiamo estremamente poco ma siamo e restiamo ancora sovrappeso senza capire cosa stia accadendo. 

In questi casi il lavoro del nutrizionista è molto utile e complesso poiché dovrà in primo luogo riportare ad un reset metabolico, cioè a un equilibrato utilizzo dei macronutrienti generalmente rialzando con cautela è contenuto calorico e glucidico dei pasti e solo in seguito alla ripresa del calo ponderale. 

Si tratta di un intervento di media durata (alcune settimane-mesi) che consentirà però di tornare a collegare l'introito calorico alle variazioni del peso corporeo. 

#RESETMETABOLICO

La SUGAR TAX FUNZIONA

Ci sono limitate esperienze nel mondo per quanto riguarda la riduzione del consumo di bevande zuccherate o dolcificate in seguito l'introduzione della Sugar tax.

Ma quello che è successo nella contea di Cook, , Illinois può darci un'idea di cosa potrebbe avvenire se questa tassa forse adottata anche in altri paesi.

Nei 4 mesi in cui questo tipo di tassa è stata attivain questa piccola Contea vi è stata una riduzione media dei consumi del 21%, in particolare, le bibite zuccherate sono diminuite del 32%, quelle di Energy drink del 11% e le bevande contro significanti il calo è stato del 37%.

Tale studio è fragile, lo riconosco, per la durata ad esempio rappresenta però un esempio di ciò che potrebbe accadere in altri paesi industrializzati. 

Solo averne la volontà e anteporre la salute all'interesse economico.

Di seguito il link allo studio completo:

https://annals.org/aim/article-abstract/2761821/impact-sweetened-beverage-tax-beverage-volume-sold-cook-county-illinois

LA DIETA IMPERFETTA

E' altamente improbabile che la prima dieta che vi viene proposta da me o da altri colleghi sia esattamente la dieta ideale, ciò è perfettamente normale poiché dipende dal tipo di alimentazione da cui provenite.

Se studiando le vostre abitudini ci si accorge che la vostra struttura alimentare è ben lontana da una dieta equilibrata è pressochè inutile proporvi una dieta contenente alimenti che voi non avete nemmeno mai assaggiato una volta nella vita, alimenti sani equilibrati ma lontani anni luce delle vostre gocciole o brioches alla crema del mattino.

In realtà all'inizio è decisamente più importante riportarvi a schemi più equilibrati ma forse ancora perfezionabili. In tal modo inizierete ad avvicinarvi a rapporti tra macronutrienti ragionevoli e alimenti nutrizionalmente più ricchi di elementi funzionali e utili. Il vostro gusto si adatterà gradualmente, la ricerca del dolce si affievolirà e sarete pronti dopo alcune settimane ad avvicinarvi a piani nutrizionali sempre più personalizzati, sfidanti o composti da alimenti funzionali a raggiungere il vostro obiettivo.

E' per questo che è importante seguire il vostro Nutrizionista, Dietista e Medico anche ai controlli. 

Tornare a nutrirsi adeguatamente è un percorso, non un foglio prestampato adatto a tutti.

E' PIU' IMPORTANTE LO SCHEMA RISPETTO ALLA DIETA

Tutti noi quando decidiamo di rimetterci in forma e perdere qualche chilo iniziamo a pensare alle grammature.

Quanta pasta quanto pane dovremmo mangiare e molto spesso  ci ritroviamo con diete molto complicate e grammature assurde a cui doverci attenere.

Il mio parere è che sia più importante lo schema e la qualità degli alimenti rispetto alla quantità, in assenza di patologia. 


Questo per molti motivi:

1- In primo luogo perché in questo modo, senza dovere fare calcoli complicati, il nuovo regime lo potremmo portare avanti a lungo senza che risulti troppo complicato.

2- Perché generalmente anche se le calorie sono importanti più spesso sbagliamo per eccesso o per difetto nell'assunzione e alcuni macronutrienti. 

3- Perché è la qualità del cibo che consumiamo uno dei più grandi errori dei giorni nostri

Lo schema per intenderci è la frequenza con cui mangiamo un tipo di alimento nella settimana, la frequenza con cui consumiamo alimenti trasformati o piuttosto il numero di volte che consumiamo riso e pasta. 

In questo modo tutto risulta più semplice e le grammature, sebbene occorra non eccedere, diventano abbastanza irrilevanti. 

Inoltre non corriamo il rischio di generare carenze che sono comunque presenti anche se viviamo in anni di grande abbondanza alimentare.

Iniziate a pensare allo schema prima di preoccuparvi dei grammi. 

GLI AGRUMI

GLI AGRUMI

Gli agrumi destinati al consumo domestico (arance dolci, mandarini e mandaranci, pompelmo, limoni, lime, pomelo), come gli altri agrumi utilizzati preferenzialmente dall’industria alimentare, ma anche profumiera, cosmetica, farmaceutica (arancio amaro,cedro, bergamotto, chinotto) sono Rutaceae del genere Citrus.

Che cosa contengono

L’apporto calorico degli agrumi è molto contenuto: clementine e mandaranci, i più energetici, forniscono infatti 57 kcal per 100 grammi, con 12,8 g di carboidrati. Valido è inoltre l’apporto di fibre. Tutti gli agrumi sono ricchi di vitamina C e sono fonti di folati, ma contengono anche vitamina A e carotenoidi precursori della Vitamina A (soprattutto arance, mandaranci, mandarini), oltre che vitamine del gruppo B (B1, B2, B6, in quantità variabili da frutto a frutto).Da segnalare è anche la presenza di minerali, primo tra tutti il potassio, ma anche di calcio, fosforo, magnesio, zolfo. Da non dimenticare infine l’apporto di favonoidi (oltre che di carotenoidi), che il frutto utilizza per proteggersi da agenti e microrganismi e la cui presenza è correlata anche al grado di pigmentazione della polpa. Nella Tabella, si riporta a titolo di esempio il consumo indicativo di arance, esclusi scorza e albedo (la parte interna bianca della scorza) utile per assumere una concentrazione di vitamina C, in linea con l’assunzione raccomandata (PRI) dai LARN nelle diverse età e fasi della vita.

Che cosa bisogna sapere

Tra le fibre fornite dagli agrumi prevale la pectina: i suoi residui, insolubili, non vengono assorbiti a livello intestinale, esercitando così un’azione prebiotica (di sostegno alla proliferazione di ceppi specifici del microbiota), concorrendo a contenere l’assorbimento di colesterolo, infine promuovendo la motilità intestinale. EFSA ha riconosciuto che la vitamina C è fondamentale per mantenere l’integrità cutanea, sostenere le difese immunitarie, assicurare l’assorbimento del ferro e favorire la deposizione del calcio in ossa e denti. Più studi hanno evidenziato che anche i carotenoidi (come la luteina, la zeaxantina e il licopene) concorrono alle difese di organi e apparati (cute, occhi, ossa, parete vasale). Per i favonoidi, (tra cui esperidina e diosmina, in uso da tempo nella protezione di macro e microcircolo) sono state infine proposte azioni molteplici di natura antinfammatoria, di riduzione sia dell’aggregabilità delle piastrine e sia dell’adesione delle cellule del sangue alle pareti vasali, con un effetto complessivo favorevole nei riguardi del processo dell’aterosclerosi.

Fonte: NFI - Nutrition Foundation of Italy 

ALIMENTI E TEMPI DIGESTIVI

Spesso lamentiamo difficoltà digestive, sonnolenza e sonno disturbato.

Sappiamo quali sono i tempi digestivi dei vari alimenti?

Volendo restare leggeri per un appuntamento di lavoro importante oppure una competizione sportiva come possiamo calcolare i tempi digestivi?


I CARBOIDRATI hanno tempi di digestione rapidi 

circa 1-2 ore per:

Pasta

Riso

Patate


Le PROTEINE hanno tempi di digestione medio-lunghi

circa 2-4 ore 

Pesce generalmente più rapido se magro

Carni


le UOVA a seconda del tipo di cottura dalle 2 alle 4 ore

Alla coque 2 ore 

Sode 4 ore


LATTE E FORMAGGI a seconda del tipo da 1 a 4 ore (se non intolleranti al lattosio)

Latte 1 ora

Formaggi freschi 2 ore 

Formaggi stagionati 2-3 ore ed oltre


I GRASSI allungano ulteriormente i tempi digestivi di tutte le preparazioni

Avete poco tempo? Dovete tornare al lavoro rapidamente?

Volete calcolare i tempi per iniziare una attività sportiva dopo i pasti?

I carboidrati semplici senza sughi elaborati sono la soluzione migliore.

Ovviamente si sta parlando di pasti semplici e dissociati.

Il discorso si complica in caso di piatti elaborati o contenenti più elementi.

Tutto ciò in assenza di patologie ed al netto di reazioni avverse al cibo e considerando porzioni medie di riferimento. 

(da Pitzalis G., Lucibello M., Il cibo: istruzioni per l’uso, Milano, Franco Angeli, 2002). 

GLUTINE: Per chiarire

E' forse il caso di ribadire che le diete senza glutine nella popolazione generale senza patologie non produce nessun tipo di vantaggio; nè dal punto di vista del peso nè della salute generale.

Questo nuovo studio conferma, se ce ne fosse bisogno, che in soggetti non celiaci o in assenza di GlutenSensitivity (NCGS) ed altre patologie (alcune beneficiano dell'alleggerimento da glutine) allontanare totalmente il glutine dalla nostra alimentazione non migliora nessun parametro.

Rimane un atteggiamento di moda. 

Vi invito, questo si, a variare la tipologia di cereali consumati spaziando dal Grano al Farro (grano anch'esso) , dal Riso al Grano Saraceno (non è grano) ad altri cereali per ottenere il massimo da questo gruppo alimentare.

lo studio:

Il freddo fa dimagrire?

La risposta breve è: dipende, generalmente no.

Gli esseri umani sono omeotermi: Il nostro corpo cerca cioè di mantenere la temperatura corporea costante attorno a 37°.

Parte del nostro metabolismo basale, circa il 15%, è impegnato al mantenimento della temperatura corporea ottimale.

Perciò se la temperatura esterna cala il nostro organismo compensa impegnando più risorse per raggiungere tale equilibrio.

Ciò farebbe pensare ad un effetto dimagrante delle temperature più rigide.

Molti studi hanno dimostrato questa relazione, ad esempio:

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1043276014000101

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11934673

Ma... 

Fortunatamente intervengono altri fattori a minimizzare il fenomeno.

Il freddo induce chiunque a coprirsi maggiormente e sopratutto aumenta l'appetito.

Infatti tutti gli animali, uomo compreso, aumentano la densità calorica del pasto. 

Mangiamo di più e, se ci fate caso, tutti gli alimenti invernali sono tipicamente più calorici.

Consumiamo fortunatamente più Carboidrati, Cioccolato, Frutta a guscio, Castagne ecc.

Consumiamo altresì meno alimenti freddi e più caldi che necessitano di meno energia per essere metabolizzati e ciò concorre anche a elevare la nostra temperatura corporea.

Quindi concludendo:

Copritevi, mangiate in maniera adeguata, prendete tranquillamente un paio di kg e alla prova costume pensiamoci in primavera.

Ps: Anche il vostro gatto mangia di più in inverno

SE NON PER VOI ALMENO PER I VOSTRI FIGLI

Il fenomeno è evidente. Le soluzioni abbastanza semplici.

La percezione del rischio nulla.

I nostri figli sono mediamente sovrappeso e non svolgono attività ludiche all'aperto; non dico sportive ma ludiche.

Nonostante ciò sembriamo indifferenti.

Secondo il Report sulla salute alimentare infantile, realizzato in collaborazione con l’Istituto Giannina Gaslini di Genova. 

“Nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi 10 anni, l’Italia si colloca al secondo posto in Europa per diffusione dell’obesità infantile tra i maschi (21%) e al quarto per obesità infantile femminile (14%). Precisamente, in Italia il 21,3% dei bambini è in sovrappeso e il 9,3% risulta obeso. Le cause? Abitudini alimentari non corrette e comportamenti sedentari adottati (in particolare, l’8% dei bambini salta la prima colazione; il 33% consuma una colazione non adeguata e il 36% assume ogni giorno bevande zuccherate e/o gassate).” 

Nel grafico di seguito (fonte Jama), anche se non è corretto individuare una relazione causa effetto diretta poiché molte sono le variabili in gioco si mostra l'aumento della percentuale di sovrappeso infantile negli anni.

Ricordando che le “merendine” sono un fenomeno iniziato negli anni 70-75 a voi le conclusioni.

SIAMO TUTTI DIVERSI

Le risposte sono individuali.

Non è vero che la pasta la sera non va consumata

Non è vero che sia meglio per tutti seguire una dieta dissociata piuttosto che a pasti completi.

Non è assolutamente vero che le diete senza glutine siano dimagranti

Ciò vale per ogni aspetto della vita, anche in nutrizione.

Non rispondiamo allo stesso modo a variazioni dietetiche.

Perciò schemi o ripartizioni che funzionano bene su altre persone non è detto che funzionino bene con noi.

Siamo individui e la risposta è appunto individuale.

Sicuramente esistono alcune regole comuni 

Il totale calorico assunto che deve essere calcolato sul dispendio ma anche in questo caso esistono differenze interpersonali, a parità di attività età e condizioni di salute.

Certamente esiste un minimo proteico da soddisfare e un livello di assunzione di lipidi ottimale cosi come un quantitativo ragionevole di fibre alimentari.

Il lavoro più importante da fare, autonomamente o seguiti da un nutrizionista è quello di personalizzare l'apporto calorico e la ripartizione dei macronutrienti rimanendo all'interno di valori equilibrati individuati negli anni da molti ricercatori e migliaia di studi ed espressi nei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana ) .

Non cercate una soluzione semplice ad un problema complesso.

Lasciate perdere la dieta di moda e concentriamoci sulle certezze scientifiche adattandole alla risposta individuale.

IDRATAZIONE e DISIDRATAZIONE

Premessa: quanto leggerete di seguito è riferito a soggetti in buono stato di salute generale, in caso di patologie chiedere consiglio al proprio medico/specialista


La disidratazione è una carenza di acqua nell’organismo generata da un bilancio idrico negativo. 

Cause comuni possono esser:

Inoltre la disidratazione è generalmente legata ad uno squilibrio elettrolitico che peggiora il quadro e della volemia (che può dar luogo o peggiorare l’ipotensione).

Le ripercussioni sull'organismo sono varie e più pericolose mano a mano che il grado di distrazione aumenta.

Già gradi leggeri di disidratazione portano a secchezza delle mucose, stanchezza eccessiva, capogiri e cefalea ma anche al peggioramento della performance intellettiva e sportiva. 


Segni precoci:

Sete (ovviamente)

Urine colore giallo intenso, talvolta (nei casi più severi) aranciato

Secchezza mucose (interno guance)

Minore produzione di urina 

Stitichezza

Crampi muscolari


Quanto occorre bere quindi?

Non è una risposta facile.

In condizioni normali (riposo e temperatura 18-20°) perdiamo più di 2 l di liquidi da Urina, Feci, Respirazione e Sudorazione.

Il quantitativo di acqua che dovremmo bere, quindi, dipende molto da quanti liquidi introduciamo attraverso gli alimenti.

Diete molto acquose (abbondante frutta e verdura) necessitano di un minor apporto di acqua mentre se consumiamo alimenti tendenzialmente secchi (cracker, carni disidratate) o molti caffè, alcolici e cola che hanno potere diuretico dovremmo aumentare l’apporto di acqua.


Tenendo conto di questi fattori, in genere si consiglia in condizioni normali (riposo e temperatura 18-20°) di consumare almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, mentre in estate o se molto attivi il consumo deve essere considerevolmente maggiore.


Diciamo che il metodo (casalingo) più semplice per monitorare il nostro bilancio idrico è rappresentato da:

- Colore delle urine, che deve rimanere di un giallo paglierino chiaro.

- Volume delle urine che per una persona di 70 kg deve essere almeno di 800 ml al giorno (>0,5 ml/Kg/h).


Il vostro medico, un nutrizionista, un infermiere, un farmacista possono sempre aiutarvi a capire se siete sufficientemente idratati.


Nel dubbio è buona regola bere un bicchiere di acqua in più.

Acqua … non bibite.




"Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi."

(Pablo Neruda) 

Dalla letteratura.

Review di 29 studi su uomo. con assunzione di frutta o concentrati (integratori) di ciliegia (Prunus avium L.) (Prunus cerasus L.) .

I risultati sono importanti. Presentano dati significativi su concentrazione antiossidanti, adiuvante nell'indolenzimento muscolare (ciò li rende adattissime agli sportivi), normalizzazione pressione sanguigna, ma anche su diminuzione dell'emoglobina glicata e della frazione VLDL (Lipo-proteine particolarmente pericolose).

Aggiungiamo anche che non sono particolarmente zuccherine (ovviamente sono composte da acqua e zuccheri, come tutta la frutta) e contengono una buona quantità di potassio. 

E' stagione, via libera alla frutta

Ecco lo studio per approfondire  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5872786/ 

Spesa energetica durante l’attività sessuale

La domanda se la pongono tutti. Quanta energia si consuma durante un rapporto?

Lungi da me commentare che tipo di attività rappresenti, se coinvolga parte rilevante della muscolatura oppure no, se rappresenti una attività aerobica o di altra natura. 

Questo lo lascio a chi ha le competenze per spiegarlo.

Analizzerò solamente la questione dal punto di vista calorico.


Nello studio qui sotto, del 2013 di 21 coppie di circa 22 anni seguite per molti mesi si dice che:

L’energia spesa durante il rapporto è stata in media di 101 Kcal per gli uomini cioè di 4,2 kCal/minuto e di 69,1kCal per le donne cioè 3,1 kCal/min che rappresenta una spesa energetica di moderata intensità.

Si conclude che l'attività sessuale può rappresentare un attività fisica significativa.


In sostanza muovetevi, muovetevi! 

E sopratutto fatevi consigliare da professionisti.



Energy Expenditure during Sexual Activity in Young Healthy Couples

PLoS One. 2013; 8(10): e79342. Published online 2013 Oct 24. doi: 10.1371/journal.pone.0079342

Mean energy expenditure during sexual activity was 101 kCal or 4.2 kCal/min in men and 69.1 kCal or 3.1 kCal/min in women. In addition, mean intensity was 6.0 METS in men and 5.6 METS in women, which represents a moderate intensity 

Conclusion: 

The present study indicates that energy expenditure during sexual activity appears to be approximately 85 kCal or 3.6 kCal/min and seems to be performed at a moderate intensity (5.8 METS) in young healthy men and women. These results suggest that sexual activity may potentially be considered, at times, as a significant exercise.


RITENZIONE IDRICA

La RITENZIONE IDRICA (non dovuta a cause patologiche).

La ritenzione idrica è un fenomeno in cui i fluidi non sono correttamente rimossi dai tessuti .

E' un problema che viene riferito frequentemente anche se molto spesso la si scambia per eccesso di massa grassa o gonfiore addominale. 

Non è mai la causa di sovrappeso importante (pochi kg al massimo) ma, in ogni caso, è una condizione piuttosto fastidiosa.

Deve essere valutata ed adeguatamente corretta.

Può avere diverse origini:

- Inadeguatezza della pompa muscolare (la contrazione muscolare fa defluire i 

liquidi attraverso il sistema venoso e linfatico dalla periferia) 

- Intolleranze alimentari (sovrastimate anche loro, fidatevi di pochi e seri tests)

- Stipsi cronica

- Consumo eccessivo di sodio nella dieta


A cosa prestare attenzione:

1.Controllo glicemico (migliora il micro-circolo)

2.Buon bilanciamento Sodio-Potassio e Magnesio (bere acque iposodiche è 

inutile visto che la maggior parte del sodio è introdotto con gli alimenti!)

3.Assicurare buon apporto di Vitamina C

4.Rispettare corretto apporto proteico

5.Contrastare la Stipsi che impedisce il ritorno linfatico

e sopratutto...

Muovetevi! Fate attività fisica di qualsiasi natura!


In ogni caso rivolgersi subito al proprio medico in presenza di gonfiore evidente ad esempio ad arti inferiori o in altri distretti di recente insorgenza

CAFFÈ ED INFIAMMAZIONE

Davvero ottime notizie per i consumatori (2-3 tazzine) di Caffè!

In un recentissimo studio (marzo 19) pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition in un ampio campione di 17.881 donne e 8.748 uomini si sono analizzati biomarcatori infiammatori, vale a dire le molecole che segnalano la presenza, di infiammazione e di altre alterazioni metaboliche, che sono stati analizzati in rapporto ai livelli di consumo di caffè registrati nelle popolazioni allo studio con appositi questionari.

Dai dati è possibile rilevare che i livelli dei principali biomarcatori di infiammazione (la proteina C reattiva e l’interleuchina 6) erano significativamente inferiori nei consumatori abituali di almeno 4 tazze di caffè al giorno, sia con caffeina e sia decaffeinato, rispetto ai non consumatori (- 17% e - 8%, rispettivamente).

Con moderazione, in assenza di condizioni che lo vietino e con poco o niente zucchero il consumo di caffè migliora alcuni parametri infiammatori.


IL DILEMMA DEL TONNO

Ci si chiede sempre: Sott’olio o al Naturale.

Prima risposta; meglio lo Sgombro. Lo so, spiazza, ma è cosi.

In ogni caso è una buona abitudine consumare il pesce . Meglio fresco o surgelato, pescato e non di allevamento, eventualmente in vetro e non in lattina. 

Ma veniamo alla domanda: Sott’olio o al Naturale?

Entrambi i metodi di conservazione portano con se degli aspetti da valutare:

Il Tonno al Naturale preserva molte caratteristiche di origine, apporta meno grassi (ma certamente sono presenti gli  omega3) ma contiene una GRANDE QUANTITÀ’ di SALE a causa dal metodo di conservazione. 

Il Tonno Sott’olio per contro, apporta meno sale ma … l’olio di per sé non è un problema. Il vero delitto è che lo gettiamo. Mi spiego:

Gli Omega 3 sono grassi perciò liposolubili, cioè si sciolgono nel grasso. Nei giorni o mesi in cui il Tonno in vetro o in scatola sta a contatto con l’olio di governo (l’olio in cui è immerso) cede gli omega 3.

Dal tonno si mischiano e si sciolgono nell’olio di conservazione. Noi aspiranti modelli e modelle apriamo la scatola e .. cosa facciamo? 

Gettiamo l’olio assieme ai nostri utilissimi Omega3!

Disastro.

Consiglio. ALTERNIAMO SEMPRE ciò che mangiamo. 

Non solo Tonno ma anche Sgombro e Sardina.

Più spesso al Naturale (occhio al sale!).

Anche Sott’olio ma … con Olio di BUONISSIMA QUALITÀ che DEVE essere tenuto e consumato e non gettato assieme ai nostri utilissimi Omega3.


CALCOLI da RENALI da OSSALATO di CALCIO

Calcoli renali da Ossalati


I Calcoli derivano dall'aggregazione di sali minerali ed organici a livello urinario.

I Calcoli di ossalato di calcio sono la tipologia di calcoli più frequente, si stima che rappresentino circa l’80% delle calcolosi renali e possono presentarsi puri oppure associati a calcoli di Fosfato di calcio. 

Sono formati da un sale di Calcio dell’acido Ossalico.

L’ossalato introdotto con la dieta è determinante nella formazione di questi calcoli perciò risulta necessario limitare il consumo di cibi che ne contengono alte concentrazioni:

Spinaci, Barbabietole rosse, Porri, Rabarbaro, Sedano, Melanzane, Tè nero, Fichi secchi, Kiwi, Cioccolata, Crusca. 

Per quanto riguarda il contenuto di Calcio nella dieta a lungo si è ritenuto che un elevato apporto di tale minerale predisponesse alla formazione dei calcoli. In realtà studi più recenti hanno sfatato questo mito precisando al contrario che il calcio introdotto con il cibo si lega agli ossalati nel tratto per formare il complesso calcio-ossalato che non viene assorbito ed è eliminato con le feci, impedendo di fatto l’assorbimento di una larga parte di ossalato ed ostacolando la formazione dei Calcoli.

Il Calcio, perciò, è scagionato. E’ bene continuare ad assumerlo alle giuste dosi per il benessere del nostro sistema scheletrico.

Importante invece è mantenere una giusta idratazione per mantenere le urine diluite quel tanto che basta ad evitare la nucleazione e l'accrescimento dei calcoli.

Utile può essere anche assumere (con gli alimenti) un buon quantitativo di Citrato che è un inibitore naturale della formazione di calcoli. Il succo di limone ne è un’ottima fonte.

Ecco perché potrebbe essere una buona regola aggiungere (in assenza di patologie che ne sconsiglino l’utilizzo) un poco di limone all’acqua che consumiamo giornalmente così come limitare il sale nella dieta.


Differenze tra uomini e donne.

Microbiota e metabolismo lipidico

Le differenze di genere sono notevoli a livello metabolico.

Questo studio pubblicato su Nature mette in relazione le differenze tra maschi e femmine relative al metabolismo lipidico indotto dal microbiota (insieme di microorganismi intestinali) molto probabilmente agendo sulla via degli acidi biliari.

Sempre più evidenze dimostrano che l’equilibrio metabolico, in particolare quello lipidico e del colesterolo, è differente nei maschi e nelle femmine.

Nello studio le femmine evidenziavano livelli totali più alti di Firmicutes e del rapporto Firmicutes/Bacteroides, al contrario dei maschi che hanno invece mostrato maggiore espressione di Bacteroides.

Questo ha un impatto importante anche sulla tendenza al sovrappeso o meglio all'aumento della massa grassa, particolarmente semplice (e comprensibile ai fini evolutivi) nel sesso femminile. 

https://www.nature.com/articles/s41598-018-31695-w

BEVO A SUFFICIENZA?

Come capire se ci stiamo idratando correttamente? 

Calcolare la quantità di acqua da bere non è difficile: nella maggior parte dei casi circa 1,5-2 litri di acqua al giorno pari circa a 8-10 bicchieri sono sufficienti.

Molto dipende però da cosa mangiamo. 

Se consumiamo spesso frutta o minestre il quantitativo potrebbe essere anche inferiore.

In estate o se facciamo sport potrebbe invece essere insufficiente.

Anche l’età e l’assunzione di farmaci potrebbe spostare le richieste idriche.


Come possiamo capire se siamo idratati?

Basta osservare il colore delle urine che deve essere giallo paglierino chiaro o giallo trasparente. Non deve mai essere giallo intenso o marroncino. 

Più il giallo è chiaro e il liquido limpido, migliore è il livello di idratazione.

Figura 1

Il colore delle urine indica se siamo idratati. 2 e 3 corrispondono a buona idratazione. 

Giallo intenso o marrone sono indice di disidratazione 

IL BURRO

Lo hanno ingiustamente maltrattato. Messo all’angolo, caricato di ogni responsabilità.

A sproposito.

Il burro è un ottimo alimento, a piccole dosi.

In nutrizione niente fa bene o fa male; sono molto importanti la frequenza, le condizioni di salute.

Il burro è la parte grassa del latte, con pochissimo zucchero (e lattosio) ed una buona (19% parte di acqua.

I grassi contenuti nel burro non sono di pessima qualità. 


Acido palmitico 25 – 33% 

acido oleico 19 – 29 % 

acido stearico 9 – 13 % 

acido miristico 8 – 12 % 

acido butirrico 3 – 3,5 % 

ecc..


A parte il Miristico che non è il massimo, spicca il Butirrico che è molto utile alle cellule intestinali (enterociti) e alla flora intestinale e l’Oleico. 

Buona fonte di Vit A e colesterolo che, a parte nelle  ipercolesterolemie , nelle porzioni medie di 10g non è da considerarsi un apporto fuori misura (5% del fabbisogno giornaliero).


Ben altre sono le fonti alimentari da evitare: Merendine, Biscotti, alcuni Fiocchi e Muesli.


Il burro, accettate un consiglio, consideratelo parte della vostra alimentazione. 

In porzioni ragionevolmente limitate.


Ps: Il punto di fumo del Burro è piuttosto basso (150°c), non utilizzatelo per le fritture.


LECITINA

Rimedio antico, fosfogliceride molto utile nel controllo dei livelli ematici di colesterolo e azione preventiva sulla formazione dei  calcoli alla cistifellea.

Il costo è esiguo ma si usa pochissimo. Perchè?

Di seguito una Review di Nutrients del 2017.


RENDERE LA DIETA PIÙ EFFICACE

Una domanda che ci poniamo tutti quando iniziamo una dieta:

all’inizio funziona ma poi? se mi fermo?

Ebbene la soluzione per rendere le diete efficaci è quella di:

1. VARIARE spesso gli alimenti

non continuiamo imperterriti a mangiare pollo e insalata, fortunatamente la natura ci regala gruppi alimentari differenti ed, all’interno dello stesso gruppo, alimenti diversi con caratteristiche uniche. VARIARE, VARIARE, VARIARE.

2. Rendere la dieta CICLICA (in assenza di patologie)

impariamo (meglio facciamoci aiutare da un professionista) a rendere la settimana o il mese sempre diverso alcuni giorni di lieve ipocalorica ed altri di lieve ipercalorica oppure facciamo la stessa cosa con il consumo di carboidrati. CICLIZZARE, CICLIZZARE, CICLIZZARE.

Impara a volerti bene.

COME FAI LA CACCA?


So che può sembrare un argomento delicato e personale ma occorre fare un po’ di chiarezza.

La qualità dell’alvo è un elemento essenziale per la salute, a tutto tondo.

In genere si pensa solo alla frequenza … vado in bagno 1 volta al giorno , ogni 3 giorni etc..

Il processo della defecazione è molto complesso perciò non lo analizzeremo ma ci concentreremo su:

1-Frequenza

2-Caratteristica delle feci

3-Sensazione di Discomfort (fastidio)

1.La prima caratteristica è piuttosto semplice da valutare, infatti si considera normale una frequenza che va da 2 defecazioni al dì ad una ogni 2 giorni, cioè almeno 3 a settimana (si è normale) ma devono essere corretti anche gli altri due aspetti che analizzeremo di seguito  per considerarlo un alvo normale.

2.Le feci devono avere Consistenza, Colore e Odore caratteristici.

La consistenza può essere valutata grazie alla scala di BRISTOL :

Si capisce che il tipo 4 è la consistenza ottimale.

Saltuariamente posso essere presenti consistenze differenti ma se ci si allontana troppo e per troppo tempo dal tipo 4 occorre consultare il medico.

Il colore delle feci varia dal marrone chiaro al marrone scuro ed è pesantemente modificato dall'alimentazione. Questa caratteristica pigmentazione è conferita dai residui biliari sfuggiti al riassorbimento intestinale e metabolizzati dalla flora locale.

Rare variazioni del colore in seguito al consumo di alimenti pigmentanti è normale(ad es Rape rosse, Carote), ma una qualsiasi variazione improvvisa ed ingiustificata è da comunicare con sollecitudine al proprio medico.

L’odore (nessuno profuma di fiori di campo) generalmente è dovuto ai processi putrefattivi degli aminoacidi e proteine e dal tempo di permanenza nel tratto intestinale.

3.

Nella valutazione della normalità dell’alvo occorre però considerare anche un ulteriore parametro.

Quando andate in bagno ne uscite soddisfatti? No?

Vi rimane una sensazione di mancato svuotamento?

Provate dolore? Indipendentemente dalla consistenza delle feci?

L’espulsione è accompagnata da molto gas?

Tutti questi parametri sono importanti per valutare la naturalezza dell’evacuazione.

Per riassumere: tutte le informazioni sono utili per una auto valutazione.

Ad esempio anche se vi liberate 4 volte la settimana ma le feci sono BRISTOL 2 e provate un mancato svuotamento è da considerare STIPSI, nonostante una frequenza normale.

Al contrario, se andate in bagno una volta al giorno ma le feci sono semiliquide BRISTOL 6/7 può definirsi diarrea malgrado una frequenza corretta.

Se avete dubbi o notate una rapida variazione in frequenza, consistenza o sensazione di malessere parlatene subito , senza vergogna, con il vostro medico di famiglia.

Buona cacca a tutti.

FRUTTA SI. SUCCHI NO/NI

I succhi di frutta 100% in realtà non contengono nulla di aggiunto, nulla di innaturale, nessun conservante, in genere.

La dicitura 100% è assolutamente veritiera, ci mancherebbe. Il problema è ciò che è stato tolto rispetto alla frutta intera infatti durante il processo di produzione vengono perse quasi totalmente le fibre. Questo incide sull’assorbimento dello zucchero naturalmente presente e riduce la sensazione di sazietà che un frutto intero sa regalare ma un succo no.

Almeno assiociate della frutta a guscio (se non siete allergici) come noci o mandorle da consumare nello stesso spuntino in modo da aumentare la percentuale di fibre e la sensazione di sazietà.

Molto differenti sono i frullati, le spremute o le puree che, in genere, conservano anche la quasi totalità di fibra alimentare.

PESCE, SESSO E FERTILITÀ

Il pesce farebbe bene al sesso, favorendo la fertilità. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, infatti, le coppie che mangiano più pesce fanno sesso più spesso e concepiscono più velocemente rispetto a quelle che ne consumano meno. Lo studio è stato coordinato da Audrey Gaskins, dell’Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston.

Lo studio

I ricercatori hanno seguito 500 coppie in Michigan e Texas per un anno, chiedendo loro di registrare il consumo di pesce e l’attività sessuale quotidianamente. Nei giorni in cui entrambi i partner mangiavano pesce, le coppie avevano il 39% di probabilità in più di fare sesso. Alla fine dell’anno, inoltre, il 92% delle coppie che mangiava pesce due volte a settimana riusciva a concepire, rispetto al 79% delle coppie che mangiavano meno pesce. Un’associazione che sarebbe rimasta anche tenendo conto di quante volte le coppie facevano sesso.

Salmone, sgombro e tonno due volte a settimana

I medici generalmente consigliano agli adulti di mangiare almeno due porzioni a settimana di pesce grasso come salmone, sgombro, aringa o tonno, ricchi di omega-3, il cui consumo è stato correlato a una riduzione del rischio di malattie cardiache e ictus. Alle donne in gravidanza, o che cercano di concepire, però, viene consigliato di mangiare non più di tre porzioni di pesce alla settimana, per evitare l’esposizione al mercurio, un contaminante che può causare difetti alla nascita e che si concentra proprio in pesci come sgombro e tonno.

L’esperto spiega

“L’associazione osservata tra pesce e fecondità indipendente dall’attività sessuale potrebbe essere riconducibile a un miglioramento della qualità dello sperma, della funzionalità del ciclo mestruale, come un aumento della probabilità di ovulazione o dei livelli di progesterone, e alla qualità degli embrioni, come osservato anche da studi precedenti che osservavano questi benefici con una maggiore assunzione di acidi grassi e omega-3”, ha dichiarato Gaskins. Lo studio, comunque, non era una sperimentazione disegnata per dimostrare se o come il pesce influenzi l’attività sessuale o la fertilità. Inoltre, non sarebbe stato chiaro il tipo di pesce consumato, cosa che potrebbe influenzare il rischio di esposizione al mercurio. “I pesci non sono tutti uguali”, ha sottolineato Tracey Woodruff delProgram on Reproductive Health and the Environment dell’Università della California di San Francisco. “Molte sardine o acciughe sono buone e piccole e non hanno molti contaminanti”, ha concluso Woodruff.

STUDIO COMPLETO: https://academic.oup.com/jcem/article/103/7/2680/5001729

Fonte: Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism

di Lisa Rapaport

TRATTO DA : NUTRI E PREVIENI

http://www.nutrieprevieni.it/consumare-piu-pesce-fa-bene-al-sesso-e-alla-fertilita-ID17887


Acque aromatizzate ed acque funzionali.

Finalmente stanno sbarcando anche in italia le acque contenenti aromi o molecole funzionali.

Le prime regalano all’acqua un profumo e gusto diverso, accattivante. Ne esistono alla fragola o ai frutti di bosco e cosi via.

Le seconde vengono definite funzionali perché contengono elementi in traccia come ad esempio minerali che hanno una funzione nutrizionale.

Personalmente ritengo che le acque anche quelle tradizionali possono essere considerate già funzionali per il loro contenuto naturale di calcio o magnesio o altri minerali

Mi piacciono molto queste nuove acque aromatizzate o funzionali, tanto che sto provando personalmente e penso che si possano consumare senza problemi a patto che si rispettino alcune caratteristiche.

1- le acque in questione non devono contenere né zucchero né dolcificanti

2- non devono contenere succo di frutta perché altrimenti si tratta di una cosa ben diversa dall’acqua.

3- Gli aromi devono essere assolutamente sicuri e certificati.

4- nel caso di acque funzionali sull’etichetta deve essere specificato chi può e dovrebbe assumerle e chi invece dovrebbe astenersi dal consumo. Un esempio è rappresentato dalle acque contenenti molto magnesio da evitare in caso di diarrea o per chi ne è predisposto, oppure acque molto ricche in potassio da limitare in caso di terapie antipertensive in particolare con uso di Ace inibitori. 

Acqua dal rubinetto e calcoli renali? FALSO

È una falsa convinzione pensare che bere l’acqua del rubinetto, anche quella ad elevato residuo fisso, vale a dire ricca di sali di calcio e magnesio, possa favorire la formazione di calcoli renali.

La concentrazione di calcio presente nell’acqua potabile di casa non provoca un aumento di calcoli renali.

Il consiglio molto diffuso di utilizzare acque leggere o moderatamente oligominerali in sostituzione dell’acqua del rubinetto per evitare la formazione di calcoli non è giustificato da evidenze scientifiche.

È bene infatti ricordare che la formazione dei calcoli, per lo più costituiti da ossalato di calcio, dipende in molti casi da una predisposizione individuale o familiare, in quanto il rischio è più elevato se ci sono in famiglia altre persone che ne soffrono. In caso di predisposizione è essenziale bere in abbondanza e di frequente nell’arco della giornata senza per questo temere che il carbonato di calcio, presente nell’acqua del rubinetto, possa favorire la formazione di calcoli. È stato dimostrato infatti che anche le acque minerali ricche di calcio sono utili nella prevenzione della calcolosi renale mentre, viceversa, una dieta povera di calcio può aumentare il rischio di sviluppare questa patologia(1, 2).Il calcio è un elemento essenziale per la nostra salute e la sua assunzione non va ridotta a meno che non sia un medico a prescriverlo.

Per prevenire i calcoli renali, invece, ciò che conta di più è la quantità totale di liquidi che si assumono nell’arco della giornata, quantità che dovrà essere adeguata a consentire una corretta diluizione delle urine. Per questo motivo, in presenza di un’abbondante sudorazione come avviene ad esempio nei mesi estivi o in caso di un’intensa attività fisica, la quantità di liquidi da assumere dovrà essere maggiore per compensare i liquidi persi, prevenire la concentrazione delle urine e quindi la formazione di calcoli. La diluizione e l’aumento del flusso dell’urina aiuta certamente a ridurre la formazione dei cristalli di sali, che vengono così più facilmente espulsi prima che le loro dimensioni possano esser tali da creare problemi al loro passaggio nelle le vie urinarie.

Ciò che mangiamo può contribuire anch’esso alla formazione di calcoli. Sono considerati fattori di rischio, in particolare, l’eccessivo consumo di sale (cloruro di sodio) e di proteine animali. Una dieta equilibrata, con poche proteine animali e a ridotto contenuto di sodio ma a normale contenuto di calcio, svolge quindi un ruolo protettivo per l’organismo( 3, 4, 5).

1. Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN). Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana. Cap.5: Bevi ogni giorno acqua in abbondanza. Anno 2003

2. National Kidney Foundation. Kidney Stones

3. Fondazione Umberto Veronesi. Magazine. Fate bene i calcoli renali

4. National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIH). Eating, Diet, and Nutrition for Kidney Stones

5. NHS Choices. Kidney stones

 

tratto da: 

ISSalute

CACAO, effetti protettivi cardiovascolari

Buone notizie per i consumatori di Cacao! Ho detto Cacao, non cioccolato dolce..

L’ennesimo studio (già molta letteratura pubblicata) segnala una relazione positiva, fin dai primi giorni, tra il consumo di Cacao amaro e la perossidazione lipidica.

In sostanza i FLAVONOIDI del Cacao sarebbero in grado di svolgere un ruolo importante nella cardio-protezione relativa all’ossidazione dei lipidi circolanti.

Il Cacao, ricordiamo, è una sostanza nervina. Senza esagerare perciò!

Di seguito lo studio (non fidatevi mai di affermazioni senza riferimenti bibliografici)

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29908675

Clin Nutr ESPEN. 2018 Aug;26:1-7. doi: 10.1016/j.clnesp.2018.05.001. Epub 2018 May 30.

Cocoa ingestion protects plasma lipids in healthy males against ex vivo oxidative conditions: A randomized clinical trial.

Barrios M1, Orozco LC2, Stashenko EE3.